Accanto alla scuola c’è un tabaccaio. E’ un negozio calmo, un po’ buio forse, ma piuttosto spazioso; oltre la vetrata ricoperta di locandine di vario genere si distinguono gli schermi dei giochi d’azzardo elettronici, una televisione sempre fissa su mtv, alcuni scaffali stipati di caramelle e dolciumi.
Ci vado una volta la settimana, al mattino prima di entrare al lavoro, per comprare un pacchetto di Winston blu. Perché sebbene il mio tabagismo si sia limitato, come ho già specificato qualche volta in passato non riesco a rinunciare alle mie solite 2-3 sigarette al giorno. Mi spezzano i ritmi, e sembrerà assurdo ma posso dire che mi fanno respirare.
Quando vado la mattina, dicevo, trovo sempre un anziano signore con la faccia simpatica dietro il banco. Ha due grossi baffi bianchi, e sorride spesso. Mi porge gentilmente il pacchetto di sigarette, e mi saluta quando esco dal negozio.
A volte passo dal tabaccaio anche il pomeriggio dopo pranzo, per comprare della cioccolata; sembrerà strano che io compri cioccolata proprio da un tabaccaio, che poco c’entra e non fa certo venire in mente i generi alimentari, eppure vado sempre lì. E’ che i bar del centro mi disgustano; i camerieri sono sempre stufi, poco gentili e sovente nervosi, i prezzi si adattano alla mole di turisti che invade la città e i locali sono smorti, poco curati e arredati male. Ecco, nei bar del centro di Firenze non mi sento a mio agio. Da molto tempo evito di farci colazione, ultimamente non ci entro nemmeno per un caffè, che preferisco prendere dalla fornaia. Come già detto, sembrerà un tantino strano che io compri cioccolata dal tabaccaio e caffè dalla fornaia, ma è così. Se c’è chi si permette di andare in biblioteca per piantarsi di fronte a Facebook, allora le mie ingenue incongruenze sono più che giustificate.
Ma torniamo al tabaccaio. Il pomeriggio, il signore buono coi baffi è sostituito da uno strambo ragazzo coi capelli rossi, che credo sia suo figlio. Al contrario del padre, sembra piuttosto spaventato dai clienti, ma io lo trovo carino, somiglia ad una volpe. Ogni volta che entro nel negozio si nasconde dietro la macchina del lotto, e finge di contare dei foglietti. So che finge perché tra le mani gira sempre i soliti 4, nervosamente, facendo poca attenzione a quello che c’è scritto. Non so perché, ma mi fa tanta tenerezza, e mi fa sorridere. Aspetta sempre che scelga la mia cioccolatina e abbia già i soldi in mano per pagare, prima di battere lo scontrino. Devo fargli una gran paura proprio, e questa cosa mi sembra talmente singolare che ogni volta ridacchio sotto i baffi; temo di essergli molto antipatica infatti.
La cosa più buffa però, è quando mi annuncia il prezzo; provo a guardarlo dritto negli occhi, sorridendo, ma lui puntualmente guarda in su. In su! Figuriamoci, probabilmente per la gran paura non mi ha nemmeno mai vista in faccia. Mi sento un po’ il mostro della cioccolata, al suo cospetto, però è proprio divertente fargli i dispetti. Mi verrebbe voglia di aprire quella testina rossa per vedere che cosa macina. Com’è chiuso nella sua bolla, penso, e mi rendo conto di fare altrettanto. Ma forse, chi più che meno, facciamo tutti così. Almeno lui mi fa ridere – con affetto, chiaro.
è Azazello.
madonna, ma sei velocissimo.
diciui? ma no che non lo è, raspo.
peccato.
ma che noia però.
Ahahahahhahahh mi è cascata la cioccolatina costì…macchè mostro della cioccolata, gli garbi no?!?
😀
volevo fare la furba 😛